03 febbraio 2012

Case di Cura, Istruzioni per l' Uso

[L' articolo che segue è il racconto di una esperienza personale vissuta dall' autrice. Invitiamo dunque a prenderne atto ed eventualmente scrivere nei commenti la vostra opinione sull' argomento o raccontare, nel caso, la vostra esperienza, che confermi o smentisca quanto scritto. Ringraziamo profondamente l' autrice per il contributo. 

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"Il benessere, la ricerca scientifica nel campo farmacologico e altri fattori, hanno fatto sì che l'età media di un individuo sia cresciuta notevolmente. I dati ISTAT mostrano che in 27 anni il numero degli ultra sessantenni, è cresciuto del 50%.
È chiaro che l'età avanzata comporta un aumento di patologie quali l'alzheimer, le cardiopatie, la depressione, il diabete, l'osteoporosi, la demenza senile, il parkinson... Sono delle patologie invalidanti che modificano in maniera netta la qualità della vita di questi soggetti e dei loro familiari.
In una società popolata da un elevato numero di anziani, sorgono come funghi le strutture che si dedicano a curare e a dare un'assistenza sanitaria e psicologica a chi, per svariati motivi, non può più vivere presso il proprio domicilio. Nascono quindi strutture come le case famiglia, le case di riposo, le case di cura geriatriche, ma ci si ferma mai a pensare quale sia la qualità di queste strutture e in che condizioni vivono i nostri familiari appartenenti alla terza età? E inoltre, ci si ferma mai a pensare che con ogni probabilità anche noi diventeremo anziani?
Tali considerazioni si inizia a farle quando si vive a contatto con un familiare che necessita di cure poiché affetto da una o più patologie legate all'età avanzata. Ecco che ci si trova dall'oggi al domani, a trascorrere gran parte del tempo alla ricerca di una struttura che possa dare una degna risposta ai problemi della persona che ti ha dato la vita, perché il più delle volte questa persona è un padre o una madre. Si apre dinanzi agli occhi una realtà fino a quel momento ignota, una fitta mappa di strutture che sulla carta, offrono i servizi di cui si ha bisogno. Anche il web è ricco di informazioni, se si prova a inserire su un motore di ricerca la voce 'casa di riposo per anziani' ci si rende conto del grande numero di centri esistenti sul territorio e visitandone i siti, è possibile conoscere i servizi offerti, visitare virtualmente i locali, conoscere il team di esperti che opera in essi e tutto ciò che ci serve per valutarne la professionalità. Tale valutazione è legata soltanto a ciò che l'Istituto vuole fare conoscere di sé al fine di essere 'scelto' dai familiari di chi, per ovvie ragioni, non può più compiere una scelta autonoma. Una fase che si attraversa è quella delle informazioni richieste agli amici o ai familiari che hanno già fatto questo percorso e che hanno fatto una scelta. Tali informazioni spesso non sono d'aiuto poiché ogni situazione è diversa dalle altre e anche le aspettative sono spesso differenti. Quando poi si individuano le organizzazioni che potrebbero essere idonee a risolvere o comunque alleggerire i problemi del caro anziano, ci si reca presso esse e si parla con i Direttori che rassicurano sulla serietà e sulla professionalità del proprio personale e garantiscono un'assistenza esemplare che addirittura, potrebbe far sì che l'anziano riesca a tornare presso il proprio domicilio grazie a un celere recupero.
In preda alla confusione assoluta e alle speranze prospettate, ecco che si procede alla scelta, si firma un regolamento, si lascia una sostanziosa caparra e si spera che quanto prospettato possa, in breve tempo, diventare realtà.
Chiaramente, almeno spero, esistono strutture che riescono, con la propria professionalità e il proprio impegno, a creare le condizioni perché questo avvenga ma, purtroppo, ci sono anche realtà in cui quanto prospettato inizialmente non viene realizzato.
La fase successiva è quella in cui l'anziano viene inserito nella per lui nuova realtà e che vede anche il modo in cui il personale interagisce con lui e con i suoi familiari.
È il momento in cui ci si scontra con la realtà e si iniziano a intravedere delle situazioni non proprio corrispondenti alle nostre aspettative e alle 'ridenti' rassicurazioni dei Direttori. È tutto palesemente chiaro: i nostri cari familiari, ricoverati presso quella che doveva essere una dolce culla rassicurante, hanno uno sguardo diverso dal solito, cominciano a perdere reattività, non reagiscono più agli stimoli esterni e somigliano sempre di più a degli automi che manifestano una stessa caratteristica: il loro Sguardo. Uno sguardo fisso, velato da una nebbia di tristezza che ogni giorno che passa, diventa sempre più fitta. Allora si cerca di capire cosa possa essere successo, come mai in soli due giorni, possano essersi allontanati dalla vita, dagli affetti. Come mai, pur sentendo la voce dei propri figli, restino impassibili con delle carte da scopa in mano, loro che fino al giorno prima vivevano per quell'incontro quotidiano. Ma ecco che arriva l'Animatrice, sì, questi Centri hanno tra il loro personale anche questa figura professionale, che ti dice sorridendo: 'Sai, è molto preso dal gioco, per questo non si volta a guardarvi' e tu ti chiedi se lei crede effettivamente a ciò che sta dicendo o se pensa che i familiari dei ricoverati siano tutti scemi. Poi,  quando riesci a farti mettere a fuoco dal tuo caro familiare, metti tu stesso a fuoco il suo sguardo, la sua anima e senti un urlo che gli viene da dentro: 'Aiutatemi, portatemi via da qui'. A volta lo bisbiglia piano piano, per paura di essere sentito. Cerchi allora di capire cosa possa essere successo, come abbiano fatto, in sole due notti a spegnerlo, a renderlo così diverso da com'era quando lo hai accompagnato per mano in quella culla rassicurante, gestita da personale altamente qualificato in grado di fornire un'assistenza modello.
Chiaramente con vari farmaci gli stanno facendo perdere l'identità, te lo stanno spegnendo, plasmando, lo stanno rendendo 'facilmente gestibile'. Chiedi allora di poter accedere al Centro in qualsiasi ora del giorno, rispettando gli orari dei pasti, ma il personale prontamente ti spiega, quasi all'unisono, che l'orario di ricevimento va dalle 15,30 alle 18,00 e che durante la mattina è impossibile che gli internati ricevano visite. Se chiedi spiegazioni ti dicono che durante quelle ore vengono puliti i locali e che i familiari sarebbero di intralcio all'igiene e all'organizzazione delle attività ricreative. Infine ti ricordano che hai firmato un regolamento  in cui sono comprese anche queste norme. Si, hai firmato quel regolamento ma lo hai fatto fidandoti delle parole del Direttore, non lo hai letto per intero e non puoi neanche controbattere perché hai firmato per accettazione tutto il suo contenuto. Ecco che riprendi a cercare la struttura adatta a chi ti ha dato la vita, a chi non merita di essere abbandonato in mano a chi vuole gestirgli gli ultimi anni che gli restano prima di abbandonare la vita terrena. Ma sei spaesato, sfiduciato e molto ma molto adirato.
Forse, se i cari Direttori insieme al personale altamente qualificato pensassero al proprio futuro, alla loro vita da anziani, si renderebbero conto che l'anziano non deve essere un business e che quando loro raggiungeranno la terza età, saranno trattati allo stesso modo. Per quanto mi riguarda, questa non è soltanto un'ipotesi ma è un augurio."

Rita Di Salvo

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