[L' articolo che segue è il racconto di una esperienza personale vissuta dall' autrice. Invitiamo dunque a prenderne atto ed eventualmente scrivere nei commenti la vostra opinione sull' argomento o raccontare, nel caso, la vostra esperienza, che confermi o smentisca quanto scritto. Ringraziamo profondamente l' autrice per il contributo.
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"Il
benessere, la ricerca scientifica nel campo farmacologico e altri fattori,
hanno fatto sì che l'età media di un individuo sia cresciuta notevolmente. I dati
ISTAT mostrano che in 27 anni il numero degli ultra sessantenni, è cresciuto del 50%.
È chiaro che l'età avanzata comporta un aumento di patologie quali
l'alzheimer, le cardiopatie, la depressione, il diabete, l'osteoporosi, la
demenza senile, il parkinson... Sono delle patologie invalidanti che modificano
in maniera netta la qualità della vita di questi soggetti
e dei loro familiari.
In una
società popolata da un elevato numero
di anziani, sorgono come funghi le strutture che si dedicano a curare e a dare
un'assistenza sanitaria e psicologica a chi, per svariati motivi, non può più vivere presso il proprio
domicilio. Nascono quindi strutture come le case famiglia, le case di riposo,
le case di cura geriatriche, ma ci si ferma mai a pensare quale sia la qualità di queste strutture e in che condizioni vivono i nostri
familiari appartenenti alla terza età? E inoltre, ci si ferma mai a
pensare che con ogni probabilità anche noi diventeremo
anziani?
Tali
considerazioni si inizia a farle quando si vive a contatto con un familiare che
necessita di cure poiché affetto da una o più patologie legate all'età avanzata. Ecco che ci si
trova dall'oggi al domani, a trascorrere gran parte del tempo alla ricerca di
una struttura che possa dare una degna risposta ai problemi della persona che
ti ha dato la vita, perché il più delle volte questa persona è un padre o una madre. Si apre
dinanzi agli occhi una realtà fino a quel momento ignota,
una fitta mappa di strutture che sulla carta, offrono i servizi di cui si ha
bisogno. Anche il web è ricco di informazioni, se si
prova a inserire su un motore di ricerca la voce 'casa di riposo per anziani'
ci si rende conto del grande numero di centri esistenti sul territorio e
visitandone i siti, è possibile conoscere i servizi
offerti, visitare virtualmente i locali, conoscere il team di esperti che opera
in essi e tutto ciò che ci serve per valutarne la
professionalità. Tale valutazione è legata soltanto a ciò che l'Istituto vuole fare
conoscere di sé al fine di essere 'scelto'
dai familiari di chi, per ovvie ragioni, non può più compiere una scelta autonoma. Una fase che si attraversa è quella delle informazioni richieste agli amici o ai
familiari che hanno già fatto questo percorso e che
hanno fatto una scelta. Tali informazioni spesso non sono d'aiuto poiché ogni situazione è diversa dalle altre e anche
le aspettative sono spesso differenti. Quando poi si individuano le
organizzazioni che potrebbero essere idonee a risolvere o comunque alleggerire
i problemi del caro anziano, ci si reca presso esse e si parla con i Direttori
che rassicurano sulla serietà e sulla professionalità del proprio personale e garantiscono un'assistenza
esemplare che addirittura, potrebbe far sì che l'anziano riesca a
tornare presso il proprio domicilio grazie a un celere recupero.
In preda
alla confusione assoluta e alle speranze prospettate, ecco che si procede alla
scelta, si firma un regolamento, si lascia una sostanziosa caparra e si spera
che quanto prospettato possa, in breve tempo, diventare realtà.
Chiaramente,
almeno spero, esistono strutture che riescono, con la propria professionalità e il proprio impegno, a creare le condizioni perché questo avvenga ma, purtroppo, ci sono anche realtà in cui quanto prospettato inizialmente non viene
realizzato.
La fase
successiva è quella in cui l'anziano viene
inserito nella per lui nuova realtà e che vede anche il modo in
cui il personale interagisce con lui e con i suoi familiari.
È il momento in cui ci si
scontra con la realtà e si iniziano a intravedere
delle situazioni non proprio corrispondenti alle nostre aspettative e alle
'ridenti' rassicurazioni dei Direttori. È tutto palesemente chiaro: i
nostri cari familiari, ricoverati presso quella che doveva essere una dolce
culla rassicurante, hanno uno sguardo diverso dal solito, cominciano a perdere
reattività, non reagiscono più agli stimoli esterni e somigliano sempre di più a degli automi che manifestano una stessa caratteristica:
il loro Sguardo. Uno sguardo fisso, velato da una nebbia di tristezza che ogni
giorno che passa, diventa sempre più fitta. Allora si cerca di
capire cosa possa essere successo, come mai in soli due giorni, possano essersi
allontanati dalla vita, dagli affetti. Come mai, pur sentendo la voce dei
propri figli, restino impassibili con delle carte da scopa in mano, loro che
fino al giorno prima vivevano per quell'incontro quotidiano. Ma ecco che arriva
l'Animatrice, sì, questi Centri hanno tra il
loro personale anche questa figura professionale, che ti dice sorridendo: 'Sai,
è molto preso dal gioco, per questo non si volta a
guardarvi' e tu ti chiedi se lei crede effettivamente a ciò che sta dicendo o se pensa che i familiari dei ricoverati
siano tutti scemi. Poi, quando riesci a
farti mettere a fuoco dal tuo caro familiare, metti tu stesso a fuoco il suo
sguardo, la sua anima e senti un urlo che gli viene da dentro: 'Aiutatemi,
portatemi via da qui'. A volta lo bisbiglia piano piano, per paura di essere
sentito. Cerchi allora di capire cosa possa essere successo, come abbiano
fatto, in sole due notti a spegnerlo, a renderlo così diverso da com'era quando lo hai accompagnato per mano in
quella culla rassicurante, gestita da personale altamente qualificato in grado
di fornire un'assistenza modello.
Chiaramente
con vari farmaci gli stanno facendo perdere l'identità, te lo stanno spegnendo, plasmando, lo stanno rendendo
'facilmente gestibile'. Chiedi allora di poter accedere al Centro in qualsiasi
ora del giorno, rispettando gli orari dei pasti, ma il personale prontamente ti
spiega, quasi all'unisono, che l'orario di ricevimento va dalle 15,30 alle
18,00 e che durante la mattina è impossibile che gli internati
ricevano visite. Se chiedi spiegazioni ti dicono che durante quelle ore vengono
puliti i locali e che i familiari sarebbero di intralcio all'igiene e
all'organizzazione delle attività ricreative. Infine ti
ricordano che hai firmato un regolamento
in cui sono comprese anche queste norme. Si, hai firmato quel
regolamento ma lo hai fatto fidandoti delle parole del Direttore, non lo hai
letto per intero e non puoi neanche controbattere perché hai firmato per accettazione tutto il suo contenuto. Ecco
che riprendi a cercare la struttura adatta a chi ti ha dato la vita, a chi non
merita di essere abbandonato in mano a chi vuole gestirgli gli ultimi anni che
gli restano prima di abbandonare la vita terrena. Ma sei spaesato, sfiduciato e
molto ma molto adirato.
Forse, se i cari Direttori insieme al personale
altamente qualificato pensassero al proprio futuro, alla loro vita da anziani,
si renderebbero conto che l'anziano non deve essere un business e che quando
loro raggiungeranno la terza età,
saranno trattati allo stesso modo. Per quanto mi riguarda, questa non è soltanto un'ipotesi ma è un augurio."
Rita Di Salvo
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